Catalogo Rock e Gispy @Sana Records
Catalogo Rock @Sana Records
Edgar Cafè
L’ Edgar Cafè viene fondato a Genova nel 1996 a partire da un laboratorio di improvvisazione; da qui sorgono, in seguito, la sfida e il desiderio di raccontare il proprio viaggio. Il risultato mal si lega ad una definizione precisa e questo si fonde puntualmente con l’anima del gruppo: al di là delle spiegazioni si riconosce la sua identità. Vincitori del concorso “I migliori che abbiamo” l’Edgar Café, nel 2001, partecipa alla rassegna “Via del Canto” tenutasi al teatro Carlo Felice di Genova al fianco di Vinicio Capossela, Enzo Iannacci, Cristiano De André, Antonella Ruggero, Sergio Cammariere, ed altri. Nel 2003 partecipano e vincono Arezzo Wave. Il disco d’esordio “Alcuni fattori marginali” (Venus/Arci Sana rec.) viene pubblicato nel 2008. Il gruppo ha lavorato alle musiche ed agli arrangiamenti con la partecipazione creativa del musicista Piero Milesi . Nel 2011 l’Edgar Cafè è tra i 16 finalisti della XXII edizione di Musicultura. Nel dicembre 2013 Edgar cafè muta in EDGAR . La formazione è composta da Stefano Bolchi, il bolognese Federico Fantuz, Daniele Ferrari, Osvaldo Loi , Marco Biggi. Nel 2016 esce “Anche se non sembra”, una sorta di concept ispirato al tema dell’appartenenza
Delitti e Canzoni
Frutto di un’esperienza teatrale forte ed originale, questa raccolta di canzoni, “Delitti e canzoni”, rappresenta un gustoso e suggestivo affresco di una città e di un tempo passato, di emozioni e ricordi in libertà, di immagini poetiche spesso offuscate dalla quotidianità (e dalla sua banalità). Fabrizio Canciani e Stefano Covri, dividendosi “catarticamente” i compiti hanno prodotto un lavoro ricco di immagini ed entusiasmo dove il primo ha scritto i testi ed il secondo le musiche e gli arrangiamenti. Semplice divisione dei ruoli? Forse ma, certamente, entrambi i soci del progetto hanno dimostrato la consapevolezza che il loro progetto artistico poteva (ed è) essere credibile se fortemente condiviso da entrambi. Ed il risultato ha dato loro ragione. “Delitti e canzoni” è un lavoro gustoso e brillante (con l’apporto di valenti musicisti a supporto delle musiche) che ha nella levità dei suoni e nell’originalità dei testi i suoi punti di forza. Basti ascoltare quel quadretto colmo di malinconia racchiuso in “Non c’è Milano” oppure il bozzetto pieno di ostacoli dove con “La Palacinka – la danza del pendolare” è tratteggiata la vita rischiosa del pendolare (da ascoltare con reverenza il violino di Angapiemage Galliano Persico ed il mandolino di Max De Bernardi). Con “La ballata del Cerutti” in chiave jazz le vecchie immagini della Milano ormai ricordo sbiadito ritornano ad affollare la memorie di chi quella città, ormai svanita, la possiede integra (ed intrigante) nel ricordo. Così come potente è il ricordo della vita meglio, della morte, di Giuseppe Impastato, per tutti, dal 9 maggio 1978, soltanto Peppino. “A volte sono i nomi” è dedicata a Peppino Impastato e ne racconta la morte violenta a memoria di un sacrificio iniziato nel momento stesso in cui Peppino incominciò a capire che cos’era la mafia, quali i suoi dis-valori, quale il compito civile da mettere in campo per liberarsi da questo giogo atavico. Con l’augurio che questo sia il primo di altri gustosi ed originali lavori…
Peppa Marriti Band
la Peppa Marriti Band si cambia di molto genere rispetto a quanto sentito finora provenire da quelle parti, virando verso un rock di chiara ibridazione balcanica che si fa forte dei tipici elementi del genere: dall'uso del violino agli arrangiamenti che – a ben ascoltare - guardano più al folk che al rock. Ad un combat-folk - solo in parte debitore alle tante band italiane che si muovono in quell'ambito, dai Ratti alla Bandabardò - che in quanto tale si fa genuino portatore delle tematiche più varie: dalle istanze delle minoranze veicolate dai versi dedicati all'emigrazione e a scottanti tematiche balcaniche ("E para", "Ohj Manu Chao!"), fino ad allusioni più introspettive e vere e proprie ballate ("E para", "Nat Dit") passando per sonorità tradizionali ("Vjershet", il miglior arrangiamento del disco). Non mancano episodi sopra la media ("Ruajta", piccolo concentrato di disperazione), pezzi divertenti da vera festa di piazza ("Shkò mbë shpi baby", che pare Eagle Eye Cherry in jam coi Negrita o "Shahàli", spassosa) ed anche qualche leggera divagazione velata di dark ("Vaite", bellissima).
Insomma: un onestissimo ed efficace etno-rock che – ben incastonato e giudicato nel genere cui appartiene – non sfigura ma anzi va a piazzarsi sopra la media, con l'asso di aver nella propria tastiera qualche efficace possibilità di variazione. E col valore aggiunto di una lingua affascinante e ormai fuori dal tempo.
Nulla di più, sia chiaro. Ma neanche nulla di meno.
Helena Verter
Dalla provincia dell’impero arrivano spavaldi e decisi questi quattro musicisti che hanno messo su questa band nel 2003. Gli Helena Verter, infatti, sono di Civitanova (Mc) ed esordiscono con questo “Questione di ore”, prodotto da Andrea Mei, l’ex tastierista dei Gang e autore per i Nomadi, strutturato su un pop rock di ottima fattura e con testi che affrontano tematiche importanti, resi con la giusta dose di impegno, senza appesantire l’ascoltatore. Guidati dall’eclettica e carismatica voce di Giovanna Trucchia, che in alcuni frangenti ricorda quella di Lalli, gli Helena Verter riescono a bilanciare il pop rock con sferzate rock più dense. “Questione di ore” si apre con il pop vibrante di “Squali avvoltoi, buffoni e voyers”, brano nel quale i marchigiani, partono con chitarre che richiamano i primi Marlene Kuntz, per poi aprirsi al pop, nel quale riescono efficacemente a fare una cruda descrizione dell’effimero di questa società. Affrontano poi il tema della tossicodipendenza, senza moralismi nel pop rock etereo e terreno allo stesso tempo di “5 mg di vero niente”. Con “Brividi” riescono ad essere avvolgenti e magnetici, mentre il sound di “Scivolano barche” alternano momenti melodici ad altri spigolosi. Nel complesso il lavoro è ben fatto ed il gruppo ha le potenzialità per affermarsi nel pop rock italiano.
Catalogo Ska Reggae Rocksteady Punk @Sana records
Almamediterrene
ll secondo album Male Bene, in collaborazione con Sana Records e distribuito da Venus[4], alla realizzazione del quale hanno partecipato tanti artisti e non, a vario titolo, come Erriquez della Bandabardò, Francesco Moneti Fry dei Modena City Ramblers, Luca Morino dei Mau Mau, Luca Lanzi de la Casa del vento e il conduttore radiofonico e televisivo Red Ronnie ha regalato loro una traccia, inserita nell'album sotto forma di intro.
Radio Babylon
Dalle Marche i
RADIO BABYLON ormai in attività dal 1997, sono riusciti nel tempo a sviluppare una “formula” vivace e frizzante ma nello stesso tempo grintosa senza mai sottovalutare l’importanza dei testi. Ben 12 anni di “live” alle spalle,
con L'album
LEI NON SA CHI SONO
con partecipazioni a decine di compilation, con collaborazioni straordinarie come Roy Paci, Freak Antony, Josh Sanfelici (Mau Mau), Roberto Piermartire (Avion Travel), Skatalites e tanti altri.
Mr. Tokio The Beat Goes On
Ci sono canzoni che tutti abbiamo almeno una volta nella vita abbiamo sentito e – a denti stretti per paura di sembrare ridicoli agli occhi dei nostri amici – abbiamo canticchiato. Il pop molti dicono che abbia ucciso la musica, uniformandola e fossilizzandola entro certi schemi predefiniti che erano la fine del genio artistico.
Kalamu
KALAMU
GIRO VAGO
I Kalamu non si fanno attendere il loro nuovo lavoro, accompagnato dall’energia, lo stupore e la simpatia a cui ormai da tempo ci hanno abituato. Si tratta di una raccolta che racchiude in sé i brani più rappresentativi che hanno fatto la storia del gruppo. Brani riadattati con sonorità e ritmi indie, folk, rock, reggae, country e sperimentazione electro. A tutto questo si aggiungono 3 inediti dai temi attuali e graffianti che lasciano però trapelare una vena romantica, ottimistica, sognatrice che, in un periodo storico come quello attuale, tutti vogliono auspicare.
16 brani, dalle origini alle ultime esperienze, in cui le diversità del mondo sembrano avvicinarsi e fare un tutt’uno, dando vita a qualche cosa di nuovo ma che in realtà è sempre esistito.
Catalogo Ska Reggae
Patchancha Soledada
Pace, amore e fantasia. Il primo lavoro dei Patchanka Soledada sta tutto qui, a partire da un nome che racchiude differenti stili e culture in un costante stato di allegria. Hanno idee chiare, “solo se sai quello che vuoi, puoi conquistarlo”; e intenzioni nobili: emergere dall’onda reggae estiva con un sound carico di originalità espressiva. Al primo ascolto ingannano, non riescono nel loro intento di essere fuori dal mucchio, l’orecchio è assuefatto dal già sentito e troppo risentito. Ma la prima impressione non è sempre la migliore, lo stereo continua in loop e loro trovano modo di riscattarsi. Il cavallo di battaglia per vincere la sfida, “La più bella del mondo”, è una cover di Marino Marini, messa a nuovo con un sapore moderno e fresco. Merito della tromba apripista alla Noir Destre e dello stampo tipico delle rivisitazioni alla Giuliano Palma. Il disco è un buon miscuglio di ritmi caraibici e mistici, dimostrano di essere buoni musicisti, eclettici ed elastici. Con passione e liriche di denuncia sociale risvegliano le coscienze addormentate, riuscendo poi a cullarle con proposte più giocose e spensierate.
Spasulati Band
Qualche anno fa, durante un festival estivo che ha luogo sugli altipiani calabresi della Sila, ebbi l’occasione di ascoltare questa band: ne rimasi da subito affascinato, e si può affermare che questo disco riesce a trasmettere gran parte della loro energia live.
Spasulati, nel dialetto del loro paese nativo - Santa Sofia d’Epiro (CS) - significa ‘spiantati’, ed il nome anticipa con successo la loro natura musicale caratterizzata della contaminazione. Il reggae è il pianeta attorno al quale orbita il sound della band calabrese, ma reinterpretato e arricchito in una chiave molto originale, a partire dalla lingua, l’arbereshe (una sorta d’albanese arcaico che è il dialetto parlato nella sopracitata S.Sofia d’Epiro, come in altri paesi del sud Italia nati da comunità albanesi stanziatesi nella penisola circa cinquecento anni fa). Nelle linee melodiche del cantato, come nei fiati, è chiaramente presente il ‘vento d’oriente’, che ancora una volta sottolinea l’attaccamento alle proprie origini.
Il loro è un sound fresco, vivace e coinvolgente: pur provenendo dalla scuola del ‘padre’ Bob Marley,
Smile Jamaica
Tira Fiato. Un disegno sottile, una città lontana dai poli. La sintassi di questo racconto è resa efficace dall'eleganza inconsueta di un sax suonato in una sera calda, che sa di vino aspro, ma ha i colori di una pittura di Matisse. E' un riff di chitarra sopra un sax. E' un ritmo: un tempo semplice. E' una storia vera. E' l'eloquenza della contestazione. E' roots. Ska-rocksteady jamaicano. Ma è anche suono italiano, molto italiano. Nella voce ed in alcuni riferimenti.
Scorrendo queste 14 storie (12 inedite più due bonus) non sempre la tensione è costante o perfettamente efficace. Spesso gli arrangiamenti non sono eccellenti: cadono in un loop troppo classicista. Poco dinamico e poco vario. Tuttavia in molti punti i ritmi si risollevano morbidi su storie pungenti, "Chiudo gli occhi" ad esempio. "Tira fiato" riproposta in versione dub, quasi tutta strumentale, rappresenta, a mio parere, il momento migliore del lavoro. Nel complesso un ottimo disco.
Red Ska
Non posso negarlo e sebbene ascolti centinaia di gruppi punk (che adoro) il mio grande e vero amore è lo Ska, in particolare lo Ska-Core. In quella musica è presente qualcosa di magico che ti permette di viaggiare verso i lidi più lontani di questa malata terra. I RedSka fanno proprio Ska-Core e hanno tutti gli ingredienti per diventare una delle migliori band di questa scena che ormai conta veramente pochi esponenti.
Come coordinate di riferimento per inquadrare questa band bisogna citare i fratelli Carruozzo e i loro Persiana Jones prima della loro sterzata verso un sound più californiano, cioè dallo ska-core vero e proprio verso un punk con le trombe tirato e potente (“Brace for Impact”). Sin dal primo ascolto mi sono innamorato di questo album, ritmi incalzanti e potenti che ti catturano immediatamente e che ti piantano le canzoni in testa.
La registrazione bisogna dirlo è praticamente impeccabile e si vede che la band sa suonare e proporsi al pubblico con un tono scanzonato ma di sicuro effetto. Canzoni come “Mi spieghi”, “Non stare ad ascoltare” o “Saltare” sono delle sicure hit. Tutto questo senza contare la splendida versione Skankeggiante di un inno generazionale come “Blitzkrieg Bop” dei, beh non penso ci sia bisogna che vi dica chi. Inoltre viene riproposta in chiave ska anche “In The mood” con ottimi risultati.
Catalogo folk Indie @Sana Records
Peloso Folk
Giu' Il Cappello
Kalmu
Antidotum Tarantuale
Catalogo Compilation @Sana Records
Rock & Contaminazioni
Punk & Contaminazioni 2
Punk & Contaminazioni 3
Italia VS Svizzera
Punk & contaminazioni
Catalogo Ska Reggae e Punk @Sana Records
Deskadena
Stiliti
Boo Boo Vibration
Inkoma
Catalogo @Sana Records
Mannix
Kalamu
Cesare Lo Leggio
Spasulati Band
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Catalogo Rap e Elettronico @Sana Records
Remorse
Doppia Erre
Skarlat
Chop Chop Band
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